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La paura mi pettina al mattino,
le belle trecce che non so fare, mamma, le farai tu.
Se ho tanto da temere, ho tanto
ma se temo non l’ho più.

 Insegnami l’inchiostro sul foglio,
figlio dell’infinito il segno
con cui fino alla fine ti conto,
a non confidare nelle cose che non hanno cuore

e mille e mille nuove storie
per lavare via i sassi dalle suole.

Amy Judd_paintings_artodyssey  (19)

Sulle tue pupille d’esperanto

Abbiamo il nostro appuntamento,
a guardarti negli istanti stretti dell’incontro
perdo quello che sta intorno, resta
tutto un tentativo di immersione.

E se le ciglia di rugiada nel mattino
si aprono per te e non ti sentono esperanto,
se cali le tue palpebre d’incanto,
se la resa è dura cosa ti trattiene?

Voglio aspettarti quando sei lontano
spinta inflessibile sul capo, desiderio,
se aspiro ad un respiro nell’abisso.
Te voglio aspettare, soltanto.

l. Campbell

L’addio

Come si fa con le promesse
ho sciolto asciugamani di carezze
so che quando imparerò dov’è che devo stare,
se avrò coraggio, si intende,
da strappare alla ferita le sue bende,
con quelle poi mi calerò sul mare
dalle imposte.

 
Alle tempeste giungeranno figli
i pescatori, le vele, biasimando
l’approdo, non si piegheranno.

 
Verso il centro esatto del disastro
noi non eviteremo di  salpare
e non rimpiangerò d’essermi persa
da questa riva che non mi trattiene.
Saprò l’addio che espone in petto la polena,
la morte che regala al lieto viaggio.

 

 

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