Cosa, cara, non sarebbe strano
notare adesso che i nostri polpastrelli
si somigliano? Se ti stringo non mi appiglio
alle differenze, ed immagino che
non rimanga tra le cose calpestabili
conoscersi da uguali.
–
Come ancora rinunciare al nome e all’apparenza
e a non toccarti solo dove non ti trovo,
sul limite a strapiombo oltre il quale non sei più vaporosa
del torrente a cascata, che ha smesso la sua corsa
e precipita sulle cose che non si riparano e sui sassi.
–
Sai Cosa, non esiste un unico male
ma non c’è un comune nome di cosa
che tralasci la tua consistenza spaziosa
o la cruna, sottile, della sensibilità.