Abbiamo legato i nostri nastri
a speranze modeste, e non si sente,
o si inventa, un modo concorde
di non-essere. Forse è così
che perdi le forme nei gesti scompagnati
e trattieni negli occhi prati e prati
di fiori calpestati, e conservi
il morso frettoloso dei predati
su come colorandoti hai sorriso, una volta
o appena, quando ho quasi afferrato un’idea.
-Bisogna credere- hai detto,
era allora. E andavi al passo
costretto, a braccetto,
d’un pensare maldestro.