Cosmic love

Quando abbiamo pagato la camera
trecento euro di caparra, e nudi
parlavamo dell’amore cosmico
e del profilo storto dentro la cornice
-avrei giurato somigliasse a tua madre-
il vaso con le gerbere era un razzo
nell’oscurità.

L’universo, anche per noi minuscoli,
portava la scala fino a Venere, i pianeti
nelle iridi fino al latteo profumo di coperte
di una casa sola fra i campi di lavanda
con una finestra sul calvo Ventoux
che tanto intensamente
e tanto oltre lo guardava.

Si poteva anche non uscire,
potevi scommettere le tasche
dei jeans mai ripresi dal bracciolo del sofà
per un’altra mensilità: quanta perdita?
quale guadagno?

Noi sedotti, noi promessi alle carezze,
vogliamo raccogliere altri fiori,
perderne i petali, assaggiarne i colori
accordarci al pensiero surreale
di chi non ha paura di restare.

 

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Alexandra Levasseur

 

 

 

Ridipingere

La carta da parati non voleva staccarsi dal muro,
ci siamo detti che dovevamo liberarcene
abbiamo iniziato a grattare più forte.

C’era un cassetto, tra quelli che abbiamo spostato,
con le cartoline


e adesso dove si è cacciato?

Come posso ricordare perché sono qui
senza pensare a dove sono stata, senza dirtelo
a volte. Ma è quando mi scopri arrossire
che confesso i posti da cui ancora, spesso, passo
e poi che sì, poteva andare in maniera diversa,
poteva succedere, credo, che la carta da parati
si liberasse di noi.

Ho un francobollo sulla schiena che mi rispedisce
sul parquet, con il calzino accanto al tuo a litigarci
lo spazio. -Il colore della vernice vorrei somigliasse
alla peonia sul balcone -, -Che fesseria- dici tu.

A volte maledico il fatto di voler raccontare per due.

 

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Andrey Remnev

 

Pale blue

Il caldo della tazza annebbia i pensieri. Lo zenzero gialleggia pallido sull’acqua. Ho un gruzzoletto di margherite tra le mani, tutte impallidite. Quando le raccolgo ai bordi della strada sento in cuore di poter sperare, poi, a poco a poco, si fa vicino il pensiero più triste dei petali che le mie mani condannano a sfiorire. Passa un’auto con un rumore che fa…

Il cielo blu pallido sul cemento. Ho un’immagine di te sopra le lenzuola lavate e rilavate, della tua carnagione che non perde il colore, dell’aria che nella stanza il tuo respiro non stempera. Ti bacio i nei, mi spoglio della penna e del foglio, ti svelo l’errore e ti trattengo in questo paese inventato dentro il quale è domato anche il ricordo e sei un animale che non può farmi male.
Bevi le margherite, raccoglimi.

 

Arno_Rafael_Minkkinen_-_Laurence,_Ta_'Cenc,_Gozo,_Malta_-_2002

Arno Rafael Minkkinen