Sintomi

Mi misuro col freddo del muro

non accomodo un termometro
su una fronte che non ho.
Dove passa una voce ribolle
un bisticcio di pensieri, è molto caldo
sotto le coperte ma il buio è apiretico.

Fuori da qui il vento ci percuote
corrompe i papaveri, bagna le corolle
il morbo d’ogni corso straripa
e non inghiotte.

 

Egon Schiele, Crescent of houses, 1915.

chissà

L’aria che entra e si consuma nel petto
il dottore ha prescritto lo iodio ma la medicina
è il dirupo, le rocce del molo e la bassa marea
l’attesa dell’ora più esatta per credere

alle voci -vieni a vedere!- e io lascio
sul comodino l’orologio per andare
nuda tra le specie relitte, in un tempo
che non arrugginisce e di sé pure a volte
fantastica. Ma il corpicino già bolso
pieno di bolle è un cadavere

tra le onde. Le sirene dalle bocche saline
e il loro vociare che è il vento del mare, la vergine
che s’alza sulle piume e urla alla compagna
di sedurre e scompigliare di incontrarsi
dove tutto in trasparenza si dissolve
e un riverbero di sole è passato a bruciare le iridi
e sotto le palpebre chiuse una leggenda s’avvera

e chissà

 

Monica Rohan

illustrazione di Monica Rohan

canta gocce

Tamburella la pioggia dove tocca,
il tettuccio, la tana del coniglio,
la madre stretta al figlio, la pelle
che si accorda alle lenzuola

tenta di trattenere il battito
tenacemente la memoria di un suono
ora coperto, un tonfo certo del silenzio
che cola disegnandoci le gocce così
lunghe sui vetri fino a mescolarsi.

Una lingua ticchetta sui denti un verso
tedesco, grottesco, che non sa pronunciare
– niemand bespricht unsern Staub –
e non ti siede accanto e nell’accidente
non ti sfiora. Dietro la finestra un sipario
s’apre di vento, l’applauso tuo per aria

tamburella, canta gocce.

 

b8f7819671

Illustrazione di Stefan Zsaitsits

Bologna-Mosca

– Mi hai insegnato a non conservare l’anello nuziale
con qualunque persona la Vita mi avrebbe sposato!
Iniziare a casaccio dalla fine
e finire ancor prima dell’inizio –

Nel corridoio affollato
Marina sorrideva ai passanti,
ascolta: se arrivi di sabato la gente è già molta
già troppo entusiasta, è tutta per strada
con qualche gioiello di fuori, o una borsa o un colletto
di pizzo, i vestiti migliori,
interamente sfocata nella vodka,
dal merletto al sorriso d’effetto,
corretto su un muretto appiccicoso
l’equilibrio come d’uomo, o di un suo simile, indugia.
Pure un cenerino sta a sentire e ripetere
lusinghe col suo accento!

Marina già sente la risposta che attende
evaporare – Frivolezza
una grande compagnia di sentimenti
nel giorno che festa non è già le sfugge.