Il vento fa onde di pioggia,
sotto il mare l’asfalto spaura
e l’inchiostro, pavido anch’esso,
si rifugia nel palmo.
Tra le mani ho le lettere che non scrissi,
gli appunti -non tutti miei-, le fantasie:
la linea curva sotto l’indice è il frutto pigro
di una poesia d’amore che matura,
poi, sopra il polso,
le piccole piaghe -una culla di lacrime- conservano tutti i lamenti
e un vortice sfrontato dalla cima delle dita li disperde.
Sarebbe felice raccontarti, amore,
adesso della meraviglia di stringerti la mano
e di come, abbracciandoci le dita,
ancora ci accogliamo.